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L'Italia è troppo poco China friendly

 

china friendly

 

Il turismo cinese in Italia è una realtà spesso sottovalutata, nonostante gli ultimi rincuoranti dati: secondo l'Enit infatti i viaggiatori provenienti dalla Cina sarebbero aumentati del 28,8% solo nell'estate 2013. Ma perchè allora il nostro paese si trova solo sesto nella top ten delle mete più ambite?

Il problema è che in una nazione come la Cina, dove i viaggi si prenotano soprattutto online, la promozione turistica è frammentata, senza il minimo coordinamento e riservata esclusivamente a piccole iniziative private, insomma è una pubblicità fai-da-te.

La disattenzione verso la lingua cinese sia sui siti web che sulle brochure di alberghi, ristoranti e musei di certo non aiuta, anzi richiama l'attenzione sul tema delle traduzioni in cinese dei menù, ma anche dei depliant dei musei e delle guide turistiche, che sono di vitale importanza. Oltre a ciò il turista cinese ha particolari esigenze, dalle più semplici, come aspettarsi di trovare spazzolino, accappatoio, bollitore e bustine da tè in albergo, all'organizzazione stessa del viaggio, preferibilmente breve e senza perdite di tempo.

Insomma il soggiorno deve comprendere la visita di qualche monumento con annesse molte foto, ma anche tanto shopping, meglio se di abiti griffati. I viaggiatori dagli occhi a mandorla sono però anche molto attenti alle loro tradizioni: da un sondaggio di Hotels.com emerge infatti che gli alberghi preferiti sono quelli che offrono cucina cinese, staff che parli il mandarino, tv satellitare cinese e depliant tradotti nella lingua del Dragone.

Proprio per questo motivo dunque è nato il progetto "Italia China Friendly", una sorta di bollino rilasciato a tutte le strutture che raggiungono un determinato standard qualitativo nell'ospitare turisti cinesi, che dovrebbe garantire un soggiorno migliore ai viaggiatori del Paese del Dragone.

 

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